Le Cronache Lucane

FRANCO SELVAGGI, IL RAMMARICO DEI NUMERI DUE

Più volte a Matera mi è capitato di incrociare per strada il calciatore Franco Selvaggi, che tra anni ’70 e ’80 ha giocato in squadre importanti come la Roma, il Torino, l’Inter. Franco Selvaggi è stato un grande calciatore, un attaccante importante, eppure il suo destino di campione ha qualcosa di amaro, quasi di beffardo. Selvaggi era uno dei 22 giocatori della Nazionale che nel 1982 vinse i Mondiali in Spagna, e questo per la Basilicata è stato un grande orgoglio, perché Selvaggi – originario di Pomarico – è stato il primo calciatore lucano a essere convocato in Nazionale. Eppure Selvaggi, durante quel leggendario Mondiale, pur convocato, non non giocò nemmeno un minuto. Quando il Re di Spagna consegnò a noi italiani la coppa del mondo, tra i festeggiati c’era pure lui, ma io ho sempre pensato che per Selvaggi quella festa fosse una festa a metà, una festa strana. Selvaggi era sì campione del mondo come tutti gli altri giocatori, ed era nella rosa della squadra più forte del mondo, ma che sensazioni provò a essere campione del mondo da riserva? Fallire è sempre brutto, ma Selvaggi non è un perdente, anzi, era tra i 22 campioni che la notte dell’11 luglio del 1982 sollevarono la coppa del mondo. Eppure il suo destino ha un retrogusto amaro.
Quando penso a lui, infatti, penso a tutti quelli – e sono tanti – che sono stati grandi nella loro vocazione ma che non sono mai diventati dei numeri uno. In letteratura, per esempio, mi sono sempre occupato molto dei cosiddetti “minori” perché è come se li avessi voluti riscattare da quel “quid” che la sorte gli ha negato per entrare nel Pantheon delle glorie eterne. Nella vita si può essere numeri uno, due, tre, quattro, cinque, fino all’ultimo dei numeri. Ma è il numero due il più problematico. Il numero due avrà sempre una piega rammaricata nel suo sorriso. Anche da campione del mondo.
diconsoli@lecronache.info

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