Le Cronache Lucane

“SI CONSENTA A BARDI DI SBATTERE I PUGNI A ROMA, ANZICHÉ PENSARE ALLE BEGHE INTERNE”

 


Il Coronavirus non conosce confini, non si ferma alla dogana, e non conosce ruoli sociali. Il virus non ha cambiato “abitudini” di vita solo alle persone comuni ma anche ai politici. Forse, soprattutto a loro. I leader dei partiti cercano soluzioni per fronteggiare l’emergenza. Questo ha innescato inevitabilmente un nuovo meccanismo di comunicazione. Non solo i cittaddini hanno dobuto reinventare il loro modo di parlare ma anche i politici. Però i loro messaggi sono caratterizzati dall’ottimismo, dalla speranza e propositivi verso un nuovo inizio. Tra questi indubbiamente troviamo il vicepresidente del Consiglio regionale Mario Polese, uno dei leader di Italia Viva. Una videochiamata interessante con il consigliere di Italia Viva. Siamo partiti dallo tsunami che ha travolto l’Italia nell’arco di poche settimane: dalla scoperta del primo caso di Covid-19 a un decreto del governo che sostanzialmente ha vietato qualsiasi movimento, e ha fermato tutte le attività commerciali e produttive non essenziali. Ci siamo soffermati sugli aspetti della crisi – a cominciare dalla tempistica – che possono essere attribuiti alla sfortuna e dunque sfuggono al pieno controllo delle autorità. Ma altri elementi sono emblematici delle difficoltà dei leader italiani di comprendere la portata della minaccia, organizzare una risposta sistemica e imparare dai successi e, soprattutto, dai fallimenti delle prime misure adottate. Con Mario Polese abbiamo avuto spunti interessanti partendo dalle settimane scorse e proiettandoci al futuro di una Basilicata che “vola” verso la “zona bianca”.

Quasi due mesi di chiusura per Covid 19, 50 giorni in cui le nostre vite sono cambiate. Lei come ha vissuto questo periodo, come ha impegnato il tempo? 
“Per lo più lavorando, perché per tutti cimentarsi di colpo con le tecnologie di socialità virtuale ha prolungato i tempi quotidiani. E poi, diciamoci la verità, siamo stati anche un po’ tutti presi da questa “sbornia da videochiamata”. Forse ci è servito per sentirci meno soli. Nel poco tempo libero ho letto Recalcati, ascoltato Ghali ma anche vecchi Cd del Liceo; Narcos e Casa di carta su Netflix. Sono stato moltissimo a telefono e qualche volta ho cucinato, soprattutto spaghetti, in tutte le salse”.

Siamo pronti a riprenderci le nostre vite? Lei è uno dei leader di Italia Viva, il partito che con Renzi per primo ha posto il tema della riapertura, come vede la fine del lockdown in Basilicata? 
“Sì io lo penso e sostengo da tempo. Aveva ragione Matteo Renzi e infatti, come spesso accade, molti dopo una prima critica ingenerosa si sono allineati sulla stessa lunghezza d’onda. La Basilicata è una delle regioni d’Italia che per motivi storici ed antropologici più che politici ha un trend epidemiologico migliore delle altre, deve poter utilizzare questo elemento come un vantaggio competitivo. Non si preoccupi nessuno, non saremmo mai in grado di colmare in due mesi l’atavico gap tra Nord e Sud, ma in tutta sicurezza lanciare una sfida di speranza ben assistita al nostro tessuto produttivo non sarebbe male. Si immagini cosa potrebbe rappresentare per la nostra piccola Lucania, ad esempio, essere i primi ad avviare la stagione balneare. Ovviamente questo presupporrebbe un controllo sanitario meticoloso degli ingressi ed una messa in sicurezza totale, che per una regione a misura d’uomo come la nostra non sarebbe così complesso realizzare; sarebbe anche una operazione di marketing, per il futuro”.

E gli scienziati che dicono il contrario?
“Noi corriamo il rischio nel nostro Paese di passare dalla stagione del ‘Papete’ a quella del ‘Cern’. Gli scienziati svolgono una funzione consulenziale importante ed è normale che affermino che in attesa del vaccino solo il totale isolamento sociale garantisce l’immunità dal virus. Ma così si muore di fame. Il ruolo della politica, quella buona invece, è proprio assumere decisioni ascoltando i pareri dei tecnici, ma escogitando soluzioni atte a garantire il reale contemperamento di tutte le esigenze di una comunità, in ossequio ai valori costituzionali, che sono la guida sempre, ancora di più in un momento come questo”.

Lei, in qualità di vice presidente del Consiglio espressione della minoranza, fa parte del Gruppo di Lavoro del Dipartimento Attività Produttive, quali provvedimenti state mettendo in campo?
“Provo a fare una sintesi rapida delle iniziative più importanti: prima del nostro insediamento il Dipartimento ha adottato, tra le altre, misure di incentivo per lo smart working e piccoli prestiti per professionisti e PMI; successivamente, anche grazie al nostro lavoro di intermediazione con le parti sociali, gli ordini, gli operatori, le forze politiche di maggioranza e opposizione è stata istituita la social card Covid 19 ed emessi bandi per bonus ai liberi professionisti e incentivi alle imprese sociali. Per l’immediato futuro pensiamo ad un contributo ai comuni per la tari, liquidità per il comparto del turismo e dell’economia dell’aggregazione e della cultura, fondi per l’adeguamento di tutte le aziende alle normative post covid, incentivi agli investimenti, ulteriori ammortizzatori sociali oltre che un piano shock per lo sblocco dei lavori pubblici ancora fermi”.

Domenica la conferenza stampa di Conte, nei giorni scorsi lei è stato protagonista di 2 dibattiti con il Sottosegretario Scalfarotto e l’eurodeputato Gozi, che idea si è fatto di cosa accade a Roma e a Bruxelles? 
“Sono contento che personalità del calibro di Sandro Gozi e Ivan Scalfarotto si siano interfacciate per la prima volta con la Basilicata. Diventerà una consuetudine anche dopo. E’ emerso innanzitutto che l’Italia ha bisogno dell’Europa, così come la Basilicata. Accedere al Mes senza condizionamenti e’ indispensabile così come avere una visione di paese, che al momento mi pare manchi, peraltro anche nella nostra regione. Serve riaprire in totale sicurezza ma celermente, differenziando da regione e regione come dicevo poc’anzi. Si consenta a Bardi di battere i pugni a Roma piuttosto che occuparsi delle beghe da cortile di questa maggioranza un po’ naïf, ad essere buoni”.

Un passo indietro. In tutta sincerità, come è stata gestita questa crisi sanitaria secondo lei?
“Il dato oggettivo dei riscontri numerici, pur nella tragedia, per dinamiche per lo più esterne come sappiamo, è meno drammatico che nel resto del Paese. E’ altresì notorio che ci sono stati problemi di gestione, soprattutto nella fase iniziale e che abbiamo una funzionalità del sistema sanitario lucano che è stata messa duramente alla prova e la cui tenuta la potremmo valutare solo nei prossimi mesi; basti pensare ad esempio che a Villa d’Agri ci sono stati più annunci della riapertura del presidio che medici effettivamente rientrati in ospedale”.

Intanto lei, secondo buona parte dell’opinione pubblica, si è ritagliato un ruolo in questa emergenza da propositore. Come mai?
“E’ evidente che in un momento come questo bisognava riporre nei cassetti le casacche che ognuno di noi indossa con orgoglio nella quotidianità. Almeno io la penso così e l’ho fatto. Ci vuole grandissimo equilibrio, pensare invece di lucrare consensi in una vicenda come questa è davvero poco lungimirante”.

In Parlamento i responsabili poi diventano quelli che votano i provvedimenti a rischio di tenuta della maggioranza…
“Non scherziamo, tutto ciò che sta accadendo è dettato dalla situazione contingente che stiamo vivendo. Il nostro essere alternativi non ci ha impedito, di più in questa fase, di caratterizzarci per la proposta più che per la protesta. Questa è la nostra linea politica sin dall’inizio”.

Intanto è innegabile che la maggioranza regionale ad un anno dalle elezioni viva già fibrillazioni importanti. I segretari di Lega, Forza Italia e FdI hanno provato a gettar acqua sul fuoco e blindare il governatore Bardi. Basterà?
“Deve chiederlo a loro. Appare evidente a tutti che c’è una spaccatura all’interno della Lega, un conflitto tra il primo partito della maggioranza e quello che esprime il presidente, un disagio da parte dei consiglieri delle altre forze politiche, determinanti per la tenuta numerica in Consiglio, nei confronti di questa Giunta. Non so se figure politiche seppur apicali, ma esterne all’assise regionale, sapranno essere incisive. So purtroppo con certezza che questa instabilità lede il diritto dei cittadini lucani ad essere ben amministrati”.

Una provocazione: come si torna indietro nella maggioranza dopo le critiche interne, ormai note a tutti, del consigliere Zullino?
“Al netto delle persone, il problema è che la dialettica a cui lei fa riferimento è una costante sin dall’inizio di questa legislatura e va ben oltre il consentito. Ricorderà questioni imbarazzanti come quella sul gioco d’azzardo piuttosto che la boutade dell’ospedale Covid di Venosa sulla quale, a proposito, pende una interrogazione del Gruppo di Italia Viva perché sono stati spesi soldi pubblici e qualcuno ne dovrà rendere conto sia in termini politici che contabili”.

E il centrosinistra potrà avvantaggiarsi di questo o è ancora presto per immaginare una revenge e tornare protagonisti in un tempo di normalità?
“Parlare di ‘revenge’ è inopportuno. Il linguaggio è importante per chi come me ritiene che la politica debba immaginare scenari, non inseguire il presente. Sarò eccessivamente idealista, ma io ci credo. Così come non esiste la normalità, ma il tempo che scorre modellandosi sugli eventi. Noi dovremo costruire una quotidianità che probabilmente sarà diversa da quella di ieri. Ma guai ad immaginare che sia una eccezionalità permanente, smettiamola di usare un linguaggio bellico, adattiamoci alla mutevolezza della realtà o ne verremo travolti”.

Non ha risposto alla mia domanda… 
“Lo faccio subito. È finito il tempo del populismo, dell’uno vale uno. La gente oggi ha deciso di fidarsi della Capua e non della Taverna. E’ fallito anche il sovranismo, perché lo stiamo sperimentando, chiusi, nelle nostre case ci manca il resto del mondo. Da ‘prima i Lucani’ ai ‘Lucani soli’ è stato un passo. Italia Viva dipingerà una carta di nuovi valori attorno ai quali fondare un diverso modello di governo e socialità. Europa, in senso culturale prima ancora che economico, confidando nella nascita degli Stati Uniti d’Europa. Qualità, intesa come competenza e capacità su cui puntare per porre fine all’assistenzialismo. Patriottismo come promozione intellettuale di ciò che siamo, possediamo e abbiamo costruito in secoli di storia. Velocità: sburocratizzare, rilanciarci, intraprendere. Civiltà come doppio diritto alla libertà e alla solidarietà verso chi ha la necessità di essere sostenuto per tornare a correre”.

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