Le Cronache Lucane

FALSI INVALIDI: SOLDI «AI CRISTIANI MORTI»


«Benefici concessi per la raccolta del grano a persone decedute». Forse questo uno dei paralleli filoni di inchiesta dell’operazione “Il canto delle sirene”. Il clan della «fabbrica dei falsi invalidi» di Potenza aveva mire espansionistiche: «Non hanno remore – appuntano gli inquirenti della Procura del capoluogo – a porre in essere attività di proselitismo». Dai raggiri per mettere le mani sulle pensioni di invalidità Inps ad altri campi d’azione sempre cercando di sfruttare le falle del sistema. I due “broker”, Covella e Di Giacomo, stavano «ricercando ulteriori “clienti” e ulteriori professionisti disposti a collaborare ovvero nuovi ambiti in cui agire». Il fatto stesso, come ammesso da Covella, nel corso dei colloqui intercettati, che «abbiano “in corso” circa 400-500 pratiche» «dimostra, per gli inquirenti, come l’attività degli indagati dovrà necessariamente proseguire». E poi ci sono altre intercettazioni che scottano: «Il pericolo è partito… è partito da Lagonegro, dice che sempre per le commissioni del grano, dice che quelli… 9-10 mila euro ai cristiani che facevano la domanda per grano, i morti… uhm». Questo è uno dei frammenti di un dialogo tra Di Giacomo e sua figlia, anche lei indagata. Il fatto che come sospettato dagli inquirenti il sistema Covella era già operativo da molti anni, trova conferma in alcune intercettazioni del broker di anziani che  tessendo le lodi della cognata, Di Giacomo, afferma che in passato «è riuscita a far ottenere la pensione di invalidità a molti cittadini di Ruoti». «Quella – dice Di Giacomo – si è fatta tutta Ruoti… da tutti andava girando» Ed è lo stesso Covella a raccontare la «carriera» della cognata che «da semplice titolare di un negozio di scarpe è diventata, ovviamente da invalida, una dei migliori “faccendieri” operanti nel campo dei “falsi invalidi”». «Quella – dice Covella – mi dava a me le pratiche i primi anni, teneva un negozio di scarpe, le pratiche le dava a me, si fregava tutto e mi dava la 50 euro». «Questo – ha aggiunto Covella nella circostanza – ammonta a quasi dieci… no dieci anni, un sei, sette anni fa, dai».

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