Le Cronache Lucane

TAV TUTTI sCONTEnti e PERDE L’ITALIA

TRA DI MAIO E SALVINI, PERDE L’ITALIA

Scrivono i giornali che è stato trovato “l’escamotage”. Essendo tale un papocchio messo insieme dall’ineffabile Presidente Conte, che non sa decidere mai, ma riesce sempre a trovare la via per consentire ai due Vicepremier il fugone dalla realtà. In pratica, l’ineffabile Presidente ha scritto al Consiglio di Amministrazione di TELT (la società sottoposta all’autorità di Italia e Francia e responsabile della corretta applicazione dei trattati internazionali relativi alla TAV), invitando ad astenersi “da ogni ulteriore azione che possa produrre, a carico dello Stato italiano, vincoli giuridici di sorta” e, in particolare, “a soprassedere dalla comunicazione dei capitolati di gara, al fine di evitare che soggetti terzi possano formulare offerte per la realizzatone dell’opera, condizionando, per tale via, le libere, definitive determinazioni” che il Governo “si riserva di assumere nel prossimo futuro” (SIC!).

Scrive così l’ineffabile, già sapendo l’unica possibile risposta del Presidente di TELT: i bandi non possono essere pubblicati oltre il mese di marzo, pena perdita di una tranche delle sovvenzioni europee per 300 milioni di euro e conseguente responsabilità civile e amministrativa deI membri del CdA. E, dunque, TELT autorizzerà la pubblicazione degli inviti a presentare candidature per i lotti francesi del tunnel di base, in modo da rispettare formalmente il temine del 31 marzo, con inserimento negli inviti dell’esplicito riferimento alla possibilità per la stazione appaltante di non dar seguito alla procedura di gara senza oneri per la stessa o i due Stati coinvolti.

Sarà soddisfatto di sé l’ineffabile Presidente per aver comprato ancora un po’ di tempo per il suo Governo, assicurando ancora per qualche mese la permanenza propria e dei suoi Vicepremier a Palazzo Chigi, luogo che tutti e tre amano moltissimo. Nel frattempo, Salvini racconterà la frottole che la TAV va avanti e porterà a casa il voto contro l’autorizzazione a procedere per il caso Diciotti, mentre Di Maio fingerà di aver bloccato la TAV e farà approvare dai leghisti il papocchio del reddito di cittadinanza. E raffazzona un po’ di qua, tira e molla un po’ di là, un’altra nottata è passata e il carrozzone va avanti festoso per qualche ulteriore chilometro verso il baratro. Nel frattempo, i cantieri sono fermi, gli investimenti restano bloccati, gli imprenditori non possono programmare le loro attività, i lavoratori non vengono assunti.

Domani troveremo dotte analisi sui giornali su chi abbia vinto, tra Salvini e Di Maio, in questa gara allo sfiancamento del paese. Francamente, è questione di cui non mi importa nulla. Perché ciò che conta è una sola, tragica certezza: tra Salvini e Di Maio, perde l’Italia.

Tav, Conte: “Bandi rinviati”. Ecco lo scambio di lettere tra governo e Telt
Il premier: “Ci siamo impegnati a ridiscutere integralmente il progetto”. La società italo-francese si limiterà a mandare gli inviti per le candidature ma avverte: “Slittare oltre marzo significa perdere 300 milioni di finanziamenti Ue”

ALTA TENSIONE LEGA-M5S – Il clima in seno al governo resta incandescente. Stamattina Matteo Salvini ripeteva che “i bandi non impegnano niente e nessuno. Sono disponibile a tutto: se non c’è accordo del governo, si può pronunciare il Parlamento, si possono pronunciare gli italiani con un referendum consultivo. L’accordo si può trovare in Parlamento o nel Paese”. A gettare un po’ di benzina sul fuoco ci ha pensato questa mattina il presidente della Camera Roberto Fico: “Il no-Tav è una battaglia identitaria del movimento”. Salvini replicava: “Io mi rifaccio al contratto di governo che prevede una revisione dell’opera. Non sta scritta da nessuna parte la cancellazione dell’opera”.

Roma, 9 marzo 2019 – Il nodo della Tav sembra sciogliersi, almeno temporaneamente. “Abbiamo ottenuto il rinvio dei bandi che partiranno tra 6 mesi solo se Italia Francia raggiungeranno un accordo serio”, anticipa su Facebook il sottosegretario al Mef ed esponente del M5S Laura Castelli, al termine di una mattinata concitata. La conferma arriva poco dopo da Giuseppe Conte, che sempre su Facebook pubblica la lettera da lui inviata alla Telt e la risposta ricevuta. La società italo francese, responsabile degli appalti per la Torino-Lione, “mi ha appena risposto confermandomi che i capitolati di gara non partiranno senza l’avallo del mio governo e del governo francese e che, al momento, si limiteranno esclusivamente a svolgere mere attività preliminari, senza alcun impegno per il nostro Stato”, fa sapere il premier.

Nella replica a Roma, Telt in effetti dichiara che lunedì procederà con “gli ‘avis de marchés’ (inviti a presentare candidatura ndr) relativamente agli interventi dei lotti francesi del tunnel di base” ma ch “la trasmissione dei capitolati per la presentazione delle offerte” sarà sottoposta al “preventivo avallo dei due governi”. Negli inviti c’è “l’esplicito riferimento alla facoltà per la stazione appaltante in qualunque momento di non dare seguito alla procedura senza che generi oneri per la stazione appaltante, né per gli Stati”.

Contestualmente si avverte però il governo italiano che un nuovo rinvio della pubblicazione dei bandi “oltre il mese di marzo comporterebbe la riduzione della sovvenzione europea di 300 milioni di euro”.

Nella sua missiva Conte chiariva che “questo Governo e le forze politiche che lo sostengono si sono impegnati a ridiscutere integralmente questo progetto e che abbiamo intenzione di interloquire con la Francia e con l’Unione europea alla luce delle più recenti analisi costi-benefici da noi acquisite”. Tutto questo “senza perdere i finanziamenti europei già stanziati”.

Epilogo apparentemente felice – con qualche incognita – per i Cinque Stelle in questo braccio di ferro con la Lega costretta al passo indietro. “Sulla Tav la situazione si sta risolvendo positivamente .- commenta Di Maio -. Ora parliamo di altro e andiamo avanti”.

Chiamparino attacca: “Repubblica delle banane”

CHIAMPARINO – A sentir parlare di rinvio, si scatena il presidente della Regione Piemonte Chiamparino, che è intervenuto a margine del flash mob delle madamin a favore della Torino-Lione. La lettera di Palazzo Chigi invita Telt “a non fare i capitolati d’appalto, lasciando aperto uno spiraglio non chiarissimo – commenta il governatore -. È come se il governo dicesse di far partire le manifestazioni d’interesse, sapendo già che i capitolati d’appalto non saranno mai affidati, una roba da Repubblica delle banane”.

ZINGARETTI – Per il neo segretario Pd Nicola Zingaretti, tutta la vicenda è un “pasticcio indecente”, di cui il governo “si deve vergognare”.

Soddisfatta invece la sindaca di Torino. “Sono felice che una situazione delicata come quella del Tav si stia risolvendo positivamente”, scrive su Facebook Chiara Appendino.

“Regaliamo agli italiani 5 anni di governo”

SALVINI – Oltre ad agitare lo spettro del referendum, il leader leghista fino a questa mattina ostentava grande ottimismo: “Noi regaliamo agli italiani 5 anni di governo. Non c’è nessuna crisi in vista. La situazione economica è tale che nessuno si può permettere di giocare sul futuro degli italiani. Molto semplicemente abbiamo su alcuni temi idee diverse”, ha detto al suo arrivo al pranzo per il suo compleanno organizzato dagli amici della lirica. E a chi gli chiedeva se riceverà in regalo la Tav dal vicepremier Luigi Di Maio, spiega: “Nel contratto c’è la revisione dell’opera che arriva da lontano, che si può rivedere, modificare, vedere dove risparmiare. Io rimango convinto che la Tav si debba fare per collegarci al resto d’Europa. Però non è questo né altro che mette in discussione un Governo che in nove mesi ha fatto tanto”.

Insomma, la Tav s’ha da fare. “Farò di tutto perché, coinvolgendo la Francia e l’Europa, l’opera si faccia”, prometteva Salvini. “Non puoi fare una mezza tav. O sotto la montagna scavi o non scavi. Non puoi scavare un po’ si o un po’ no”.

“Battaglia identitaria, non ideologica”

FICO – Il no alla Tav è una “battaglia identitaria del Movimento” cinquestelle, chiarisce da Napoli il presidente della Camera. “Nel 2005 la prima riunione non del movimento perché non esisteva, ma dei meetup che nascevano fu fatta a Torino perché quel giorno c’era la grande manifestazione per dire no alla Tav – racconta Fico – eravamo un centinaio di persone, oggi alcuni non ci sono, c’era anche Beppe Grillo, finì la riunione e andammo tutti alla manifestazione No Tav”.

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