Le Cronache Lucane

IL “FATE PRESTO” PER MOLTI SOLO UN TITOLO DI GIORNALE, PER ME È STATO UNO STIMOLO A FARE REALMENTE SUBITO

IL 23 NOVEMBRE 1980 IL TERREMOTO DELL’IRPINIA: “FATE PRESTO” IL TITOLO APPELLO CHE FECE STORIA

“FATE PRESTO” mi rimbomba ancora nella testa, su sollecitazione del Prefetto pro-tempore e dei tanti Sindaci posso dichiarare con la coscienza a posto di aver fatto tutto il possibile, per ottemperare all’Appello del mio PRESIDENTE SANDRO PERTINI 

Con orgoglio posso affermare di aver messo a disposizione TUTTO il mio impegno diretto, spinto da spirito di vera solidarietà, grazie alla fiducia e totale “carta bianca” (con disponibilità di mezzi meccanici, maestranze ed altro, dell’Impresa Cav. Lav. Geom. GIUSEPPE PADULA (N.d.r. una delle più grandi, solide presenti nel 1980 in Basilicata) per accrescere enormemente PROFESSIONALITÀ personale, poi nei successivi 38 anni, posta anche a servizio di altre eventi sismici verificatesi in Italia 🇮🇹

Vi assicuro non esistevano Sabato, Domenico, festività soppresse, cartellino delle presenze, (anche se già utilizzavamo quelli di cartoncino per le maestranze) non c’era registro ORE DI STRAORDINARIO, non ci preoccupavamo di un INCARICO SCRITTO, di un AFFIDAMENTO DIRETTO di una GARA di APPALTO era solo necessario di FARE PRESTO e FARE BENE il più possibile !

Non ci preoccupavamo di chi pagava, scherzosamente dicevamo : tanto paga ZAMBERLETTI !

LE CONDIZIONI METEO CI HANNO AIUTATO I PRIMI GIORNI ~ POI SONO ARRIVATE LE ABBONDANTI NEVICATE che hanno accresciuto notevolmente le difficoltà nella fase di EMERGENZA Post TERREMOTO mentre stavamo realizzando le aree attrezzate per installare tendopoli poi AREE roulotte et container!

realMENTE abbiamo saputo gestire la fase di EMERGENZA POST SISMA praticaMENTE abbiamo contribuito a dare inizio alla creazione della PROTEZIONE CIVILE NAZIONALE e Regionale

Chi c’era, quel 23 novembre del 1980 ricorderà per sempre l’ora del terremoto, le 19:34. E cosa faceva in quel momento.

A quei tempi i canali tv si contavano sulle dita delle mani e a quell’ora la Rai trasmetteva un tempo di una delle partite della serie A giocate nel pomeriggio. Chi ne aveva approfittato per una gita fuori porta non poté non notare l’anomalia di una giornata calda, troppo calda per quella stagione.

La terra tremò in Campania e Basilicata, con epicentro in Irpinia, per circa 90 interminabili secondi.
Un minuto e mezzo che rase al suolo interi paesi provocando circa 3000 morti, 9000 feriti, 300 mila senza tetto e 150 mila abitazioni distrutte, interi paesi isolati per giorni.

Oggi, a 38 anni di distanza, il ricordo di quella giornata e delle settimane che seguirono, caratterizzate da uno Stato impotente dinanzi al disastro, incapace di coordinare i soccorsi, tardivi e insufficienti nonostante lo sforzo immenso messo in campo dai volontari, è tutt’altro che sbiadito.

Dei 119 comuni irpini, furono 99 quelli che riportarono danni alle strutture.
Il sisma fu avvertito pesantemente anche a Napoli dove la gente si riversò in strada per passare la notte.

Il tempo ha placato le furenti polemiche sull’erogazione dei fondi per la ricostruzione e sulle risorse destinate allo sviluppo industriale: complessivamente, per i comuni colpiti di Campania, Basilicata e Puglia, sono stati stanziati quasi 30 miliardi di euro (dati 2011 della Camera dei Deputati)

Restano ancora code che riguardano le aree industriali della ex legge 219/81 e i fondi destinati ai Comuni.

Ma resta soprattutto il ricordo dell’impegno dei sindaci nella ricostruzione e quello dei volontari di tutta Italia in uno scenario post bellico.

Come resta la scossa data dall’arrivo suoi luoghi della tragedia dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini e una prima pagina del quotidiano Il Mattino entrata nella memoria collettiva con l’appello “Fate presto”

Oggi, a 38 anni di distanza, dopo sprechi e inchieste, l’Irpinia non conserva se non in minima parte le tracce di quel disastro.

Cosi’ come la Basilicata dove è stato ricostruito oltre il 90% circa delle abitazioni private (con “punte” del 100% a Balvano, nel Potentino, uno dei centri più colpiti dal sisma con 77 vittime) con un finanziamento complessivo di circa 4.840 miliardi di lire (circa 2,5 miliardi di euro)

Lo Stato mise in campo anche un robusto piano per la realizzazione di nuove infrastrutture e aree industriali, con uno stanziamento di circa 13 mila miliardi di lire (circa 6,7 miliardi di euro): 13 in Campania e sette in provincia di Potenza (Baragiano, Isca Pantanelle, San Nicola di Melfi, Tito, Viggiano, Valle di Vitalba, Balvano – a cui si aggiunge quella di Nerico, a cavallo con l’Avellinese)

Nelle aree industriali si insediarono centinaia di imprese (un’ottantina delle quali in Basilicata); molte ebbero vita difficile e ormai sono chiuse senza dare continuità a quel progetto di ricostruzione e sviluppo che il legislatore aveva immaginato per il “cratere” del terremoto e i territori che lo circondavano.

Con orgoglio posso affermare di aver messo a disposizione il mio impegno diretto spinto da spirito di vera solidarietà, con disponibilità di mezzi meccanici e maestranze dell’Impresa Cav. Lav. Geom. GIUSEPPE PADULA abbiamo SBANCATO una montagna per predisporre aree idonee per insediamenti industriali non solo in agro di Balvano (insediamento Ferrero)

Quel grande sforzo però non è stato completamente inutile: alcune grandi aziende sono tuttora in attività (è il caso degli stabilimenti della Ferrero di Balvano e Sant’Angelo dei Lombardi), altre sono arrivate sulla scia di quei programmi (come la Fiat a Melfi) ma soprattutto in quelle aree industriali, tramontato il sogno della grande industrializzazione delle aree interne, sono tuttora in attività decine di pmi di imprenditori locali.

 

 

Domenico Leccese 

Le Cronache Lucane
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