Le Cronache Lucane

CASO Buoninconti Ceste: errore giudiziario trasformato in maledizione per molti

Una maledizione sembra inseguire coloro che si sono avvicinati al caso Buoninconti Ceste: il nome di tanti iniziali protagonisti è stato irrimediabilmente consegnato all’oblio; quel Sandro Caruso che si spacciava per amico di Buoninconti ed era stato spesso ospite di trasmissioni televisive, è stato arrestato ed accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso; Giuseppe Dezzani, il geometra consulente di tante procure italiane, che si serviva sia del titolo di dottore che di quello di Ingegnere senza averne il diritto, è stato smascherato dalla Guardia di Finanza dell’Aquila; Roberta Perosino, una parente del padre di Elena Ceste, è stata uccisa dal marito; la figlia di un luogotenente dei carabinieri, che si è occupato del caso, è morta in giovane età in un incidente stradale.

Ne abbiamo parlato con la criminologa Ursula Franco, consulente della difesa di Michele Buoninconti ed esperta di errori giudiziari.

Nel maggio 2018, nell’ambito di un’operazione antimafia che ha sgominato una cella di ’ndrangheta che operava nell’astigiano, è stato arrestato Giuliano Sandro Caruso, un imbianchino che in molte trasmissioni televisive si era detto amico di Buoninconti. Dottoressa Franco che può dirci al riguardo?

Il signor Caruso è un soggetto che Buoninconti non aveva mai frequentato prima che Elena si allontanasse da casa. Caruso è stato spesso scelto come ospite dei programmi televisivi perché, essendo privo di argomenti, non era capace di mettere in difficoltà conduttori ed ospiti. Peraltro questo signore ha tentato di ostacolare la difesa inviando un fax di minacce all’avvocato Massimo Tortoroglio e con il suo arresto per associazione a delinquere di stampo mafioso ha ulteriormente favorito il linciaggio mediatico di Buoninconti nell’imminenza della decisione della Cassazione.

Dottoressa chi era Roberta Perosino, la donna uccisa dal marito a Govone?

La Perosino non era una cugina di Elena Ceste, era invece la sorella di Federica Perosino, la moglie di uno zio della Ceste ed era sorella anche della moglie di Pier Sandro Terzuolo, un vicino di Buoninconti. Sia Federica Perosino che Pier Sandro Terzuolo sono stati sentiti dagli inquirenti nell’ambito delle indagini per la scomparsa della Ceste.
Pier Sandro Terzuolo, nonostante sia stato sentito tardivamente, ben nove mesi e mezzo dopo l’allontanamento di Elena da casa, e la sua testimonianza sia stata smentita dai tabulati telefonici, è stato il teste chiave di cui si è servito, per accreditare le proprie errate inferenze, il geometra consulente della procura di Asti, quel Giuseppe Dezzani che, in occasione dell’udienza Buoninconti, non solo ha dichiarato il falso al giudice Roberto Amerio sui propri titoli di studio ma si è vantato di essere stato determinante in condanne all’ergastolo e si è espresso sul delicato tema della credibilità dei testimoni, un tema di certo non di sua pertinenza.

Già, Giuseppe Dezzani, anche lui sembra essere una delle vittime della maledizione di questo caso di malagiustizia, Dezzani, infatti, dopo il processo di primo grado è stato smascherato dalla Guardia di Finanza dell’Aquila e sembra scomparso dal panorama giudiziario.

Voglio ricordarle che un consulente della procura ha il dovere di dire la verità, pertanto non basta che Dezzani sia scomparso, va rinviato a giudizio per aver dichiarato il falso sui suoi titoli di studio al giudice Amerio, così come è stato rinviato a giudizio il ragionier Ezio Denti, dopodiché vanno rifatti tutti quei processi, come quello a Buoninconti, in cui la consulenza del geometra Dezzani è stata determinante. Le spiego il perché: il geometra Dezzani, durante il processo a Buoninconti, per risultare credibile, ha raccontato al giudice Amerio di essere laureato in Informatica ed è logico che questa sua menzogna abbia falsato tutto; in sintesi: se il giudice avesse saputo che Dezzani era un semplice geometra si sarebbe fatto qualche domanda sulle sue competenze, le domande che, durante il processo a Massimo Giuseppe Bossetti, la PM Letizia Ruggeri della procura di Bergamo si era fatta proprio su Dezzani qualche mese prima del luglio 2015 e a cui aveva dato la seguente risposta: “Lei è un informatico? Lei non sa niente di celle! Che titolo accademico ha?”.

Dottoressa ci troviamo di fronte ad una maledizione?

La vera maledizione è l’errore giudiziario che è stato commesso dai carabinieri di Motta di Costiglione, dalla procura di Asti e da tutti i giudici che hanno condannato il povero Michele Buoninconti per un omicidio mai avvenuto; un errore, anzi un orrore giudiziario che non potrà non avere molte altre conseguenze per coloro che non si sono comportati correttamente.

Domenico Leccese

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